IL MERITO AL CONTRARIO

SE LAVORI BENE.
Se lavori bene, sei un’autentica seccatura.
Odioso che tu riesca meglio degli altri. Odioso che gli altri vengano a paragone. Ma chi ti credi di essere? Odioso, che tu sia felice quando vai a lavorare. Non chiedi mai niente, non hai bisogno di nulla, non ti sottometti alla gerarchia. Vuoi fare solo quello che devi fare: il tuo lavoro. E lo fai con piacere.
Eh, ma che nervi, quel tuo sorriso stampato sulla faccia. Che nervi, quel tuo entusiasmo idiota. Che c’avrai, da ride’? Eh, non me la racconti giusta: di sicuro nascondi qualcosa. Se facessi tutto secondo modi e ritmi stabiliti, non rideresti. Avresti la faccia grigia degli altri. Tu non chiedi mai niente a nessuno: questo non va bene. Non vieni mai in camera caritatis. I debiti e i crediti sono un sistema, devi starci. Devi chiedere perché io possa concedere.
E poi, tu vuoi il tuo vino solo per te, sei un egocentrico narcisista. Invece devi diluirlo nell’acqua di chi ha solo acqua. Chi vuoi ubriacare? Devi dare sapore a chi non ne ha, condividere e sparire. Tu non conti, solo la macchina conta, e la macchina deve andare dove dico io. Tu non ti sottometti, non accetti.
Perciò ti metterò in condizione di lavorare male. Il tuo orgoglio voglio vederlo schiantato sul selciato. Devi diventare infelice come tutti gli altri. Ti leverò quel c**zo di sorriso dalla faccia. Di modi ne ho a bizzeffe. Sei un osso duro, ma mollerai. Così impari che non sei più bravo degli altri: è bravo chi sta al gioco del mazziere.

SE LAVORI MALE.

Se lavori male, e ti senti inadeguato perché lavori male, perché magari non ti piace quello che fai, e rompi le balle a tutti e stai sempre lì a fare lagne, a sbraitare, a brontolare nella stanza dei bottoni, ad alimentare le chiacchiere, e sei frustrato perché sei tra gli infelici molti, allora tutti cercano di evitarti, per evitare anche le grane che ti porti dietro. E per evitare le grane che ti porti dietro, anticipano ogni tuo desiderio e ti mettono nelle condizioni ottimali per lavorare bene, almeno stando a quello che tu chiedi per lavorare bene. Ma tu non vuoi lavorare bene! E’ nella tua natura arrivista e presuntuosa volere tutto dando il nulla che hai da dare. E così continui a fare come hai sempre fatto: lavori male, male, sei sempre lì a battere i pugni sul tavolo perché tu non sei l’ultimo fesso, non sei l’ultima ruota del carro, tu sei la prima, tu vali più di questo lavoro, molto di più. Ma più ti accontenteranno, più lavorerai male. Però è meglio uno che lavora male ma rientra nello schema della partita doppia, di uno che lavora bene ma lo fa come se fosse un freelance. Di quello non ti puoi fidare. Quello vuole la sua rotta, e non va bene.

Il risultato?
Chi lavorava bene lavorerà male.
Chi lavorava male continuerà a lavorare male.
Tutti lavoreranno male.

E non c’è legge o regolamento che possa evitare questa disgraziata catena, perché il merito è calibrato sulla quantità di tempo che metti a disposizione, non sulla qualità del tuo lavoro. Devi “dare tempo”, non importa come. Tempo per star lì. A brigare. A fare ammuìna. “Chilli de poppa vann a prua, chilli de prua vann a poppa“. E puoi avere scritto libri, fatto cose, essere, ESSERE. Puoi essere acqua, ma chi gestisce il merito sente i brusii di quelli che brigano, guarda le carte, e non i fiori che hai piantato.

Questo è il merito al contrario.

Ma ora ascoltami bene.
Per me, tu, TU, sei un mio dipendente.
E non voglio lavorare di più, o essere pagata di più. Io voglio VIVERE BENE. E voglio questo, da te: voglio darti un po’ del mio stipendio, sì, lo voglio dare a te, in cambio del mio Tempo. Quel poco di stipendio mio, unito al poco di altri che vogliono, TU devi darlo ad un altro. Ma NON a uno che lavora già, perché s’ingrassi, o faccia il primo della classe, o mi faccia da caporale. Eh no. Tu devi darlo a un altro, a uno che non lavora, uno che è dei felici pochi, non un ennesimo degli infelici molti. Io voglio il mio tempo, lo voglio per mantenermi quel sorriso che vuoi levarmi dalla faccia, lo voglio per regalarlo a chi mi vive accanto, lo voglio per passeggiare col mio cane, lo voglio per leggere, per andare al bar a giocare a boccette, per farmi l’orto urbano sul balcone, guarda un po’. Lo voglio per riflettere.

Facci lavorare di meno, e facci lavorare tutti.

OPPURE TI LICENZIO.

 

Charlie_Chaplin_testata

Charlie_Chaplin_testata

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