VITA DA CANI

Vita da cani, se hai un cane.
Subito dopo il terremoto era ancora aperta Piazza d’Armi, e io portavo lì il mio cane.

Un giorno ho dovuto subire gli attacchi di quattro anziani in tenuta atletica, che mi hanno aggredita, dicendo che non potevo portare lì il cane perché lì ci andavano anche i bambini. Non risposi, perché ero ancora dotata di autocontrollo. Ma il vecchio continuava a parlare, ad aggredire, a insultare. Davanti al mio silenzio, alla fine disse: “ecco, non capisce neanche l’italiano! è albanese rumena extracomunitaria, ti pareva!” Dopo la passeggiata, andai ai Carabinieri e chiesi se avevo diritto a portare il cane nei giardini intorno alla pista, e mi fu detto che se non c’era il cartello con il divieto di ingresso ai cani potevo farlo. Ma non ci andai mai più.
A Sant’Elia funzionava che facevo scaricare Teo molto prima di iniziare la passeggiata: raccoglievo le feci, le buttavo, e poi iniziavo il percorso su strada. Teo, a quel punto, faceva il gesto di segnare il territorio, ma non aveva più nulla da lasciare per terra. Un giorno passeggiavo tranquillamente sui bordi della strada asfaltata, e arrivai davanti a una casa sul rettilineo di via Collevernesco. Un tizio si affaccia alla finestra e dice: “Scusi, che cosa sta facendo?” Candidamente risposi: “Prego?” Davvero non capivo che cosa volesse. Me lo spiegò subito: “Perché fa fare i bisogni al cane davanti a casa mia?”. Restai basita. Non trovai nemmeno le parole per rispondere. A quel punto lui ha iniziato a urlare: “Lo porti davanti a casa sua a fare i bisogni! Oppure vengo io a lasciare i miei!”. Ribadisco che era il ciglio della strada pubblica di via Collevernesco, dove passano le macchine. Mentre lui continuava a urlare, ebbi solo la forza di dirgli un fatti curare e me ne andai.
Nelle passeggiate i cani sciolti che incontri sono tanti Sono quelli i cui padroni dicono in via preventiva: “Stia tranquilla, il mio è buono!” . Non credeteci. Due volte su tre, fa finta. E’ solo un trucco per avvicinarsi, annusare, e chiarire che è lui il più forte, perché è sciolto mentre il tuo è legato. Il suo padrone gode di questo, e psicologicamente la vittoria del suo cane sul tuo, è la sua su di te. Guadagna cento punti di autostima, e tu li perdi in frustrazione, non la tua, quella che ha dovuto subire il tuo cane. Beh succede tante volte e tu abbozzi, ma quella volta è stata epocale: l’altro cane era un bassotto simpatico quanto quei quattro del famoso film di Walt Disney che avevano a che fare col Danese. E insomma il bassotto arriva alle spalle, a razzo, e morde il mio cane. Oltre all’umiliazione del povero Teo, (un jack-russel morso da un bassotto, potete capire?), la perdita di fiducia in me, che gli ho insegnato a non aggredire. Aggiungete a tutto questo l’immediata aggressione della padrona, che sosteneva che IO non sapevo tenere il MIO cane e che non era mai successo un fatto del genere e che non solo spiegava eccetera eccetera. Sangue, corsa dal veterinario. Il fatto è che i cani o devono essere tutti sciolti o tutti legati. A me accade sempre che quando loro sono sciolti Il mio è legato.
Dopo il rientro a casa. Infinità di problemi condominiali sulla casa nuova-vecchia dove non funziona ancora niente bene. Per mettere in moto una casa ci vogliono un paio di anni, dicono. Boh. A me sembra che succede solo qua. Ho il mal di schiena. Teo sa che che quando ho il mal di schiena non deve tirare o strattonarmi. Però quel giorno, complici le campane della chiesa, che lui detesta, fa un balzo e mi strattona violentemente. D’istinto, lo strattono anche io, e faccio il gesto (solo il gesto!) di dargli un calcione, cosicché lui si ricordi il mio status. Una tizia parcheggiata lì apre lo sportello della macchina e mi assale: “Stai maltrattando il tuo cane! Vergognati! Sono un veterinario della ASL! Io ti denuncio!”
A me.
Che quasi vivo pe’ ‘sto cane.
Ma fatti curare pure tu.
Continuo a camminare, ignorando la pazza, che con la macchina mi affianca e continua a urlare improperi.

Dio, salvaci dai fondamentalisti.
Dio, se ci sei, salvaci dagli idioti.

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