TWIN

Twin è un pointer bianco e nero.

L’ hanno abbandonato nei pressi del canile e lui è rimasto in zona, con il modo di fare tipico dei cani da caccia: girano, girano, girano instancabili. Twin gira nel parco guardando per aria, in alto, sulle fronde degli alberi, in attesa di un frullo d’ali da inseguire. In quello sguardo c’è un mondo intero, una storia che nessuno sa, ma che mi sono fermata ad ascoltare, in rispettoso silenzio, tante volte.

Stamattina però Twin aveva un padrone, un giovane uomo con un altro pointer bianco e nero, molto simile a lui. “Per questo l’ho chiamato Twin, gemello!” mi dice. Gemello del suo vecchio cane.
“Il mio cane ha tredici anni, questo ne avrà quattro, al massimo cinque”. E mentre dice questo a me sembra che dica: “adesso ne avrò uno uguale, e quando il mio amico mi lascerà avrò il suo gemello. Me l’hanno mandato uguale, e io l’ho preso, me lo sono portato subito a casa”.

L’uomo ha l’accento dell’Est, e gioca sul prato tirando un bastone ora all’uno o all’altro dei suoi due cani gemelli diversi. Il pointer vecchio resta seduto, il giovane corre e corre, e ogni tanto si allontana, e scompare, poi torna quando l’uomo fischia, come fosse il suo cane da sempre. A quel fischio, Twin arriva scomposto, con la lingua che balla a destra e a sinistra.
A un certo punto gli dice “seduto”, gli prende la testa tra le mani, gli apre la bocca. Poi alza la testa verso di me, e mi dice “guarda”. Sotto i lembi delle labbra vedo i canini, da un lato e dall’altro, segati. La bestiola ha i canini senza punta, spezzati, glieli hanno spuntati. L’ultimo tentativo di renderlo buono alla caccia.
Resto senza parole. L’uomo mi guarda e non parla, fa le spallucce, e poi una smorfia. E Twin resta lì, la lingua sempre fuori, gli occhi sempre persi sulle cime degli alberi, attenti a ogni muoversi di fronda, pronti a dare il comando di correre a prendere.

Non era buono a cacciare, Twin, azzannava le prede. Ma segargli i denti… Si fanno cose orribili. Ma c’è poco da scandalizzarsi, si segano i denti anche alla gente, quando “non è buona” allo scopo.

Per un sacco di gente, un cane vale l’altro.
E per ogni cane, c’è un gemello coi denti segati.

Ma ogni tanto c’è pure qualcuno che sceglierebbe sempre lo stesso cane, fedele più di quanto non lo fu il cane stesso, al punto da portarsi a casa il gemello.

Me ne vado.
L’uomo dell’Est resta lì con le sue bestiole uguali e diverse, continuando a giocare sul prato come se il tempo non esistesse, come se non ci fosse niente di più importante da fare.
Malinconiche e felici, le sue mani vigorose raccontano al mondo di aver messo riparo, per una volta, a una grande, grandissima ingiustizia.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.