LA STORIA DI NATALE

Un giorno per la fretta s’è inceppata
la cerniera di uno scarponcino appena comperato.
“Lo butto… ” dissi dispiaciuta,
ma poi ci ho ripensato.

E sono andata da quel ciabattino
che ha la bottega proprio sulla strada
e non ha l’aria di servire Prada.

“Lo butto?” chiedo al calzolaio.
“Buttare? Io non ne ho mai buttate un paio.
Buttare è una parola che non ho mai detto:
perché io guardo, aggiusto e poi rimetto”.

Ha preso la mia scarpa l’artigiano
e sulla Necchi primi Novecento l’ha poggiata.
Con una subbia poi, a dente a dente,
in quindici minuti l’ha aggiustata.

Ho applaudito come una bambina
non per la scarpa, ma per tutta quella scena.

E nell’andare ho stretto la sua mano,
ruvida, consunta, da artigiano.

Sarei rimasta a lungo in quella stretta
ma l’imbarazzo ha vinto, e anche la fretta.

E sono uscita di nuovo sulla strada
dove viaggiano tutte le formiche
che hanno una sola legge da osservare:
essere stupidi, comprare, consumare,
andare sempre nuovi,
essere il proprio abito con tutta la stampella,
profumare di scemo
e non capire
un mulatto un albino una zanzara
una libidine
un rifiuto.
 


scarponcino


 

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Patty – Smells like teen spirit