Come un’onda
a volte mi sommerge buona
parte di voi e delle braccia vostre,
già fatti uomini,
donne dal velo vivo di tristezza…
Bussate a quella porta
che chiuse i vostri sogni allora
e m’abbracciate.
Alle ragazze donne
gli occhi perfino tremulano un po’.
“Prof, come va? è rientrata
finalmente a casa?”
– e scrutano nel cuore mentre cerco
di nascondere un poco il mio disagio.
Son donne e uomini già fatti
vedono, e sanno.
E quando ieri sei venuta tu
piccina
col tuo librone sotto il braccio
e il tuo borsone pieno di Autocad
di te ben più pesante
a offrirmi la tua scienza in dono
di riconoscenza
ecco, io dopo ho pianto.
Di tutti voi, del vostro ritornare
mi sono sempre chiesta come.
Oltre ai sorrisi, al ridere e giocare,
di schiaffi ve ne ho dati
e di strattoni e grida e urla
e di votacci…
Eppure voi mi guardavate
con occhi che dicevano “va bene“.
Bah…
Non era neanche il mio, questo mestiere qui.
Scrivere, per me, è un mestiere.
Scrivere, leggere, comporta sofferenza
non stare a scuola, che per me fu
esercizio
di speranza e di pazienza.
E invece quasi tutti, prima o poi, tornate.
Forse io sono
un conto aperto col passato.
Spesso non dite niente, spesso dite
quel che più conta dire
o spesso non riuscite.
Ma io capisco e sento.
E mi compiaccio.
“Non sono più
quel ragazzino, prof.
Sono cambiato, ho fatto pure cose
di cui non sono fiero.
Ma c’è qualcosa dentro me
di grande e vero”
…
Non feci niente, io, ragazzi,
datevi pace al cuore.
Solo, seppi non nuocere.
Come un buon dottore.
Ronnie Earl – Blues For The Homeless
Bella e vera.
Deliziosa.
Grazie 🙂