IMAGINE ALL THE PEOPLE…

Questo testo fu scritto per la presentazione della mostra dell’artista Donatella Giagnacovo intitolata: “Di bianche spine”. L’inaugurazione è avvenuta nel maggio 2022, ma retrodato il testo perché la prima inaugurazione avvenne l’8 marzo 2020, ultimo giorno prima delle chiusure per covid.

Noi si sperava, un tempo, che non ci fossero più guerre.

Un tempo, ricordate? si intervistavano le miss, Miss Universo e Miss Italia, e alla domanda del giornalista “Ci dica Signorina, se lei potesse esprimere un desiderio, che cosa chiederebbe?”
La pace nel mondo!” gridava lei, con quella ingenuità un po’ sciocchina, con quel modo di illudersi così poco pratico che oggi non fa più sorridere, ma fa audience.

Con la stessa ingenuità di una Miss degli anni Sessanta, oggi, basta esporre una bandiera e mettersela sul profilo per considerarsi attori di una cultura di pace. Siamo tutti Miss Italia.

E invece dovremmo partire dalle strade, dagli ambienti di lavoro, per promuovere LA cultura della pace. Dovremmo abbattere la logica della competizione, della prepotenza, dell’arroganza. Dovremmo isolare tutti gli haters, e tutti i fanatici. Che invece sono sempre più gettonati in quanto “prestatori di idee” per chi non ce le ha.

Amos Oz scrive nel 2001 un testo che dovremmo rileggere: “Contro il fanatismo”. Il fanatismo – dice Oz – è una delle malattie peggiori del mondo moderno. La contrae chi pretende in tutti i modi che gli altri la pensino a modo suo. Il fanatico possiede “quell’inclinazione comune a rendere migliore il vicino, educare il coniuge, programmare il figlio, raddrizzare il fratello, piuttosto che lasciarli vivere”. La guerra è solo la punta dell’iceberg, è molto prima, che il fanatico deve essere fermato. Nell’ultimo capitolo contro il fanatismo, Amos Oz parla del ruolo dell’Europa. Dice che non dovrà più scegliere se essere pro Israele o pro Palestina, dovrà essere per la Pace. Invito a sostituire quelle due con altre due, è uguale…

E aggiungo: quando chiesero a Ghandi come avrebbe fermato le truppe di Hitler che invadevano l’Europa, egli rispose che gli europei avrebbero dovuto stendersi sui binari e non far passare i treni, anche se Hitler quei treni li avrebbe fatti procedere lo stesso.

Uh… non siamo capaci di sederci sui binari, come suggeriva Ghandi per fermare i treni di Hitler.
Ma siamo capaci di farci passare sopra treni invisibili, mille volte più distruttivi di quelli.

Abbiamo fallito? E dove? Un tempo sognammo la libertà di vivere. Sognammo eserciti “di pace”. Uomini e donne che distribuivano cioccolato e latte condensato, salvavano migranti, trovavano dispersi, portavano acqua, spalavano fango, toglievano macerie…

Crescemmo col Viet Nam, il napalm, i reduci. Crescemmo da madri e da nonne che raccontavano gli orrori, la fame, le fedi alla patria per farci i cannoni. E dicemmo “mai più”. Educammo intere generazioni a questo “mai più”. Le canzoni dicevano: “Ehi, ragazzo, sii semplice, sii qualcosa che ami e capisci”. Simple man, Lynard Skynard, e la insegnavo a scuola, un tempo.

Poi ci hanno subissato con le menate sulle prestazioni, con l’efficientismo, l’ossessione per il “risultato”, i quiz, i test, l’educazione civica … e ci hanno tolto quanto di più bello avevamo per insegnare a promuovere LA cultura della pace. Hanno usato la tecnica della rana bollita: la rana, dentro la pentola, si abitua alla temperatura in aumento, e si ritrova lessa senza neanche accorgersene. E di nuovo, come rane bollite, ci stiamo abituando alla presenza della guerra, in forma di tifoseria da stadio.

Imagine…” sussurrava John Lennon.

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