Il più autobiografico

L’articolo più “autobiografico” di questo Blog si intitola “SHIT!”
Risale al 30 luglio 2018, ma potrebbe esser stato scritto oggi stesso.
Altra gente potrebbe considerarlo autobiografico.
Gente che mi somiglia.
Gente che potrei definire,
citando il Poeta,
“così diversa dagli altri, così perfetta per me”.

SHIT!

Abbiamo tutti una certa pratica di stronzi, perché di stronzi è pieno il mondo. Chi non ne ha intorno? Tutti!

Al contempo, anche noi potremmo diventare lo stronzo di qualcun altro.
A questo non ci avevate pensato, eh, confessatelo.
L’argomento è complesso, ma io, modestamente, sono laureata in Stronzologia – laurea di cui avrei volentieri fatto a meno.

Lo stronzo mi trova, in genere, straordinariamente attraente.
Ne consegue un tenace attaccamento alla mia persona.
Tale attaccamento, ahimé, perdura finché non trovo il modo di eclissarmi: mi fingo morta, o partita per altri lidi. Capite le metafore.

Diciamo pure che io attiro gli stronzi come una calamita il ferro.
La mia faccia ingenua gli piace parecchio, sì.
Il mio atteggiamento gentile viene interpretato come fragilità, o manipolabilità, perché lo stronzo è miope,  e si ferma alle apparenze.

Anyway, la prima regola, caro il mio lettore, è questa: fidati di quello che lo stronzo ti dice all’inizio, perché è prassi comune che egli si dichiari. Appena lo conosci, lui dice “sono stronzo”. Lo dice anche solo con l’atteggiamento. O con un’alzata di sopracciglio.  Con lo sguardo stronzissimo dal vetro dello sportello di un ufficio pubblico. Lo dice con una smorfia lanciata dall’auto, mentre ti sorpassa a destra. Lo dice quando lo conosci, quando accetti la sua amicizia o la sua corte.

E tu – che stronza non sei – fatichi parecchio a credergli, proprio per il fatto che te lo sbatte in faccia. Ha avuto una brutta giornata – dici, giustificandolo, incredula.
ERRORE: è proprio un emerito stronzo, fidati.

Conoscente, sconosciuto, funzionario o lavorante, pari o superiore, collega o amico, parente o fidanzato, lo stronzo sarà sempre più evidentemente tale, ma tu sarai lì a giustificarlo come il Dottor Pangloss  nel migliore dei mondi possibili.

E che cosa inizierà a fare? Beh, lo sappiamo tutti, lo stronzo non ha altro Dio al di fuori del suo io. È incapace di ascolto, incapace di qualsiasi tipo di scambio, prende tanto, dà poco o nulla, si ama fino al disgusto. Lui ama ciò che prende, non chi glielo dà.

Incapace di uscire da sé, chiuso nel suo piccolo grande mondo, lo stronzo non saprà mai che cos’è il perdersi in un contesto completamente diverso dal suo. Sa sciorinare un’immagine di sé GRANDIOSA da cui vieni risucchiata perché ti piacciono le storie, le narrazioni, le fantasie: tu hai un segreto da confidare al Dottor Crowe: tu sogni la gente. Tutta, pure gli stronzi.

Quando arriva il giorno in cui il velo si squarcia, scopri l’omino che sta dietro al Mago di Oz, scopri lo scenario di cartone del Truman Show. E non ci resti neanche male:  è Vita vissuta, nulla andrà sprecato.

In Oriente si pensa che le sofferenze rendano belli.
Pensa quanto sei bell@!
Sì, sei una meraviglia, in ogni frattura, in ogni ruga, in ogni ferita …  Oro colato.
Sei un kintsugi vivente.

Perciò, caro lettore, ogni giorno della tua vita, ringrazia di avere incontrato l@ stronz@ di turno.
Prega Dio che non ci sia giorno in cui non ne incontri un@: potrai apprezzare di più e meglio chi stronzo non è, chi sa vederti.

Quando accadrà di nuovo (perché accadrà di nuovo), ricordati che alla fin fine c’è una sola cosa da fare: devi tirare l’acqua.

E’ questo che si fa, con gli stronzi.