E mi lasciasti sola in una piazza.
Ti nascondesti,
e mi tenesti d’occhio.
Quattr’anni avevo,
ed un gelato in mano.
Ma non piansi.
Mi dissi: “io sono invisibile!”
ed a passetti andai verso quel Vigile.
Allora tu venisti, sorridente,
e mi prendesti in braccio piano piano.
“Sei stata proprio brava, sai, e sono fiero!”
dicesti, a me che non capivo.
Capisco ora, padre.
E se sapessi
quanto più grande adesso è questa piazza.
Quanti pericoli,
quanto sentirmi persa.
Quanto gelato a terra m’è caduto.
Tu lo sapevi,
lo sentivi, allora,
e provasti per primo l’abbandono.
Riposa in pace ora,
padre mio:
il vigile urbano,
adesso,
sono io.