GUARDANDO NORCIA

Ho scritto questa cosa guardando Norcia. E sembravano tempi lontani, che mai più sarebbero tornati. Pochi giorni dopo, invece, è accaduto di nuovo….

Ho scritto questa cosa guardando Norcia. E sembravano tempi lontani, che mai più sarebbero tornati. Pochi giorni dopo, invece, è accaduto di nuovo….

Guardando Norcia, mi viene da piangere.
E non posso non ricordarmi degli ultimi tempi nella tendopoli.
La neve, gli stranieri, poche eccezioni di aquilani irriducibili.

Una sera disegnai un simpatico algoritmo: “Se in tendopoli finisce la carta igienica”.
Ora, guardando Norcia, voglio ricordarmelo.

PROBLEMA: “In tendopoli è finita la carta igienica”

Doppia uscita.
Prima freccia: “Vai al capocampo”
Freccia a seguire: “Problema risolto”.
Freccia a seguire: “Fine”.

Seconda freccia: “Usi i fazzoletti di carta e ti vai lamentando in giro”
Freccia a seguire: “Ti sente qualcuno”
Freccia a seguire: “Arriva l’attivista del comitato”
Segue freccia ad albero ramificato:
1. come mai è finita la carta igienica? fare esposto.
2. accertare responsabilità, chiedere la testa
3. chiedere una gara di appalto per produttori dì carta igienica
4. sorvegliare che la gara sia corretta (commissione di garanzia)
5. individuare membri commissione di garanzia (concorso a titoli)
6. nominare commissione di sorveglianza ditte (antimafia e controllo qualità)
8. inserire condizioni (niente test sugli animali, eco, no lavoro minorile)
9. favorire equità tra ditte interne ed estere, titolari maschi e femmine (quote rosa)
10. analizzare il fabbisogno: come mai la carta igienica è finita così presto? Era per uso personale o l’avete spacciata? E se era per uso personale, porca miseria, ma si può sapere che vi dà da mangiare la Protezione Civile a voi terremotati, per farvi cagare così tanto?
Freccia a seguire: “PAUSA APERITIVO”
FINE.
Non so se si capisce la metafora.

In realtà, se fosse finita la carta igienica io l’avrei detto a Barbara Masini, Barbara Direzione Campo, e l’avrebbe fatta mettere. Freccia numero 1. Fine.

Chiusero la tendopoli, ma la mia casa non era pronta. Allora mi diedero una stanza d’albergo condivisa con una rumena, Maria Bitlan. Accettai, senza stare lì a fare tante storie. E Maria è ancora una delle mie migliori amiche, come Barbara. Poi sette anni e mezzo di Progetto C.A.S.E., poi il rientro, di cui non voglio parlare.

Guardo Norcia. E voglio parlare dell’Aquila. Anche tutte le splendide persone che ho conosciuto nei comitati sono rimaste tra i miei migliori amici. Persone fantastiche, davvero, e in assoluta buona fede, per carità. Però non mi vedevano. Lo giuro, non vedevano me. Vedevano alle mie spalle un nemico da combattere, e per se stessi una crociata da fare.

La verità è che quando stai affogando non ti salvano i movimenti d’opinione. Se hai la fortuna di vivere in un paese civile, ti salvano le istituzioni preposte. E non ho motivo per non fidarmi di loro solo per il fatto che sono istituzioni, e che sono preposte.

In fondo anche io, in quanto insegnante, sono un’istituzione preposta.  E se mi fido di me, perché non dovrei fidarmi delle altre istituzioni preposte? Non sarà che chi non si fida degli altri è perché non si fida di se stesso e di quello che farebbe lui in quanto istituzione preposta? È vero che qualcuno non fa il massimo nel servizio pubblico, magari fa appena il minimo, ma fa il suo. E se non fa il suo, magari c’è qualcuno preposto a prenderlo da parte e dirglielo, mica si spara sul mucchio. Mica si spara su cento per colpirne uno. E allora perché non dovrebbe essere così anche in altri contesti di servizio pubblico? Essere contro, a prescindere. Solo pars destruens. Disfattismo, sfascismo, a prescindere.

Guardo Norcia. Penso al gran casino che abbiamo fatto, mescolando tutto. Processo Grandi Rischi a parte.
Mi chiedo se abbiamo delle responsabilità in tutto questo. Perché il terremoto che succede prima, è sempre la lezione appresa per il terremoto che succede dopo. Infatti nessuno si sogna più di rassicurare durante uno sciame. Ma nessuno si sogna più neanche di proporre un Progetto C.A.S.E. e di spostare un luogo in un altro luogo, più sicuro.
A volte siamo proprio stupidi.

E così mi viene da piangere, perché quelle lamine di metallo e quei container non basteranno. E ci sono loro, dentro.
Invece chi fa le crociate sta sempre fuori, sempre fuori, e sempre a casa sua, col culo al caldo.

Tra vent’anni verranno

e scriveranno storie e faranno libri,
faranno film sulle vite sfigate
seguendo trame mai vere,
inventando una Lucia Mondella mai esistita
poiché la vera
in quanto vera
NON VENDE.

case

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