LA FORZA

 

Parlano e contano.
Parlano e dicono
parlano e contano
numeri, fatti grafici, statistiche.

Importa forse quanti caduti restino per terra
a chi non sta sul fronte
a combattere la guerra?

Importa niente, ai numeri che fanno storia,
delle nostre schiene
piegate sotto il peso dei traslochi
senza più memoria?

Noi non abbiamo
una stupida vita normale.
E non può cambiarla
uno stupido albero di natale.

E lo sapete?
Il mio non ce lo cambierei
col vostro abete.

Non può cadere
quello che già frana.

Perché è talmente fragile
da avere una forza sovrumana.

 

albero
L’alberello di Patrizio – L’unico possibile – … Grazie 🙂

 


Dylan – Like a rolling stone

ELEGIA IN MORTE DELLA PIETAS

Ecco
io potrei scrivere un trattato
sull’assenza dell’umana comprensione.

Quella che ti legava all’ospite,
al vicino, all’amico ed al nemico vinto
o vincitore.

E non c’è più, l’umana comprensione.
La fame
ha preso il posto di ogni idea,
la fame nera
quella che più mangi e più ne vuoi
e che ti spinge a uccidere, più o meno virtualmente
chi non si sottomette
al tuo gioco deficiente.

Fame che rende brutti,
fame di apparenza, di cariche, di sopraffazione.

Fame di potere
che fa della tua faccia
il ritratto del sedere.

che ho detto

The Cure – “Disintegration”

DIALOGO PERFETTO

Ti vengo a trovare ogni giorno,
ed è un grande conforto.

E’ tanto quello che prendo,
poco quello che porto.

Me stessa, ti porto, me stessa
lagnosa, un po’ triste, perplessa.

Mi siedo, ti parlo, sorrido.
Ma tu non mi senti,
nemmeno se grido.

Alzheimer, negli ultimi inverni
ti fa disponibile a giorni alterni.
E son pochi i tuoi gesti materni.

Eppure mi basti.
Mi siedo, ti guardo, ti parlo.

Assumo espressioni felici,
parlando spalanco ogni tanto
dei grandi sorrisi…

E intanto ti sgrano un rosario di lagne,
mi sfogo, mi svuoto
di tutte le mille magagne
che affliggono questi miei giorni.

E tu non ritorni.

“Oh mà, mi so’ proprio stancata,
qui va tutto storto, non ce la faccio!”

Intanto camuffo ridendo,
e accarezzo il tuo braccio.

Non ascolti, mi guardi, capisci
soltanto che io ti sorrido,
e allora felice annuisci.

“Oh mà, se sapessi che lotta
ogni giorno a star dietro alle carte
alle case, alla roba che è rotta!”

Sorrido, sorridi.
E’ bello che io posso dire
e tu non capisci.

Un giorno,
convinta che non ti raggiungo,
sorrido alla grande e ti dico:
“Oh mà, mo’ basta, so’ cotta,
mi arrendo. Tiro le cuoia!”

Ma tu invece c’eri,
in quel raro momento.

E senza scomporti per niente,
dal lucido rintronamento,
fai cenno ch’io porga l’orecchio,
t’accosti e bisbigli così:

“Ascoltami bene, Luì,

chi te lo fa fa’,
a morì?”

scarpe rosse

Shoot the moon – Nora Jones

SVUOTACANTINE

 
T’illudi
quando cigola e s’apre
la saracinesca pesante.

Ti aspetti le voci,
i pezzi di vita.

L’attesa
è respiro sospeso,
è paura.

Di tutto il prezioso tesoro
riposto quell’anno con cura

si apre
in rivoli d’aria e di luce

il regno dei topi,
dei ragni
nei nidi contorti.

Ti dici di nuovo “che salvo?

Richiudi
e non tocchi.

Ammucchi le carte
senti una musica.

E chiudi gli occhi.

 

cantina
 

Lezioni di piano – colonna sonora

IL PANE QUOTIDIANO

Ferri,
colonne,
gru con i carrelli.

Per tanti,
inutile paesaggio.

Non per noi
che col passaggio
scriviamo su ogni strada
nuova storia.

Tracciamo una memoria
col semplice cammino
e l’emozione.

Riempiamo spazi vuoti
con l’immaginazione.

Di ogni casa,
viviamo la salita.

E’ così
che si ricuce la ferita.

Rammendo
coi miei occhi
ogni ferro, ogni colonna

di casa mia,
e delle case intorno.

Una strada, una piazza
un campanile al giorno,

così, a punto croce

cucio il ritorno.

Sistemo
con lo sguardo muto e attento
ogni mattone nuovo.

E’ il mio cemento.

Tiro il filo, allento…
Perché nulla sia
di plastica,
al tornare.

E i figli possano abitare.

Una città non cresce all’improvviso
come un fungo
nel bosco.

E io, come una gru,
allungo il collo,
costruisco.

Guardo, osservo,
conosco
e riconosco.

Serve ridare a tutto
col semplice passare
anima nuova.

E consumiamo il pane quotidiano

fatto di polvere
e catrame.

E’ pane da tenere stretto in seno:
riempire i nostri occhi
di quel sogno

che noi non rivedremo.

foto duomo notte

Ali Farka Touré e Toumani Diabaté -“Hawa Dolo”