ALLE POCHE CON CUI PARLO

Un tempo, le donne brutte le chiamavano “cozze” o “racchie”.
Era un giudizio maschilista e superficiale, sul quale poi il progresso e la civiltà hanno trionfato: e così oggi le donne sono tutte belle, in un modo o nell’altro. Le “racchie” non esistono più.

NO.
NON E’ VERO.
La racchia esiste eccome, ed è sempre più racchia, anzi è molto più racchia di prima.

La racchia oggi è quella che non si è cercata uno spazio tutto suo, un’intenzione, un campo in cui svilupparsi in positivo, col sorriso: ciò che ha raggiunto a questa bella età, è uno status compensatorio di una qualche originaria mancanza. Perciò essa appare ricca, finemente addobbata, elegante in ogni particolare. E tuttavia racchia, poveretta, perché non sa che la Bellezza risiede nel complesso, sale dal dentro e si esprime in energia.

Non stupirti, Donna Bella, se a causa del suo passato mortificante oggi la racchia vorrà vendicarsi su di te. Lo farà nei soli modi brutti che conosce, poveretta. Cercherà di farti scontare la tua Bellezza, ma le è ben chiaro che non ci riuscirà mai, perciò cercherà di renderti la vita difficile. Questo le darà un gran senso di potenza, e momentaneo refrigerio. Un tempo Essa stava sotto al tavolo ad aspettare le briciole? Oggi balzerà sulla sedia, tenace come un pit-bull. E adesso che tu, Donna Bella, hai già concluso la partita, e sei altrove, in altri mondi, in altre dimensioni dell’esistere, dimensioni estranee alle competizioni (in cui in verità non sei mai entrata), come Natura vuole, ebbene, Essa vorrà inchiodarti a giocare. Adesso, a partita finita? Sì. E te la ritroverai a capotavola, a dare le carte. Ha impiegato una vita per arrivare a questo momento, senza mollare mai, mezzo secolo, una vita intera finalizzata ad essere protagonista dell’ultima scena sul grande palcoscenico: “Il pranzo è servito” è la sua grande battuta, e la dice talmente bene che sembra stia elargendo al popolo il segreto di Fatima, priva della grazia che solo sa dare l’empatia con l’universo mondo, il lavoro su se stessi, e il sorriso. Di cui essa è incapace.
Tu, Donna Bella, una delle rare con cui parlo, dimmi: quante ne hai incontrate in tutto questo tempo della vita? Tantissime. E resteranno tutte esattamente com’erano: brutte. E racchie. La loro aura color cacca offuscherà ogni addobbo, ogni orpello, ogni posizione raggiunta, ogni fama, ogni scarpa firmata, che addosso a loro apparirà fatta della stessa cacca. Ti odieranno solo perché con gli occhi parlanti della Bellezza tu dirai: “Tana.”

Cara vecchia ragazza, amica mia, una delle rare con cui parlo, che mai nulla avesti da dimostrare a nessuno, ragazza che amasti e trasudasti gioia nelle cose, a fronte del livore delle racchie, per quanto esse faranno di tutto, tu resterai come sei sempre stata: bella di una bellezza intoccabile. Gli anni passeranno, la giovinezza se ne andrà, il volto sarà coperto di rughe, le mani di vene, i capelli si faranno sottili …. ma … mio Dio, quanto sarai bella! Quanto più fosti bella in giovinezza, tanto più mostrerai la Bellezza del Tempo: non servirà apparire giovane, poiché tu lo sei stata davvero. Il tuo corpo racconterà di avere amato e concesso alla Vita più di quanto il loro ha concesso alla palestra e al dietologo. La tua pelle avrà vissuto, le tue mani amato, la tua schiena avrà portato pesi su pesi.
Ma nel compiere il semplice gesto di metterti un cappello per coprirti dal freddo in inverno; o nel gesto di legarti un foulard alla vita in estate, sulla spiaggia, con grazia sapiente; o di aprire un ombrello; o di ravviarti una ciocca di capelli in quel modo naturale che tu conosci, ebbene, non potrai che sorprendere i passanti belli con la tua bellezza fuori dal Tempo.

Gli Uomini come te Belli, gli unici che ti interessano, e le Donne come te Belle, le uniche con cui hai parlato, festeggeranno ogni giorno la gioia e lo stupore di vivere che hai saputo regalare al mondo.

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