MARIO IL DIRIMPETTAIO

Mario è il vostro dirimpettaio. Perciò ne conoscete bene l’aspetto, il mestiere, le abitudini e tanti altri dettagli insignificanti. Il resto, invece, sto per dirvelo io.

La dipendenza – Mario sembra una persona normale, invece è un uomo molto molto impegnato nel sociale. Per esempio, è un for causes-dipendente, un miliziano degli appelli on-line, delle petizioni su web. Non gliene sfugge una: dai mustelidi della Patagonia alle stazioni eoliche, dai campi magnetici alla mattanza delle platesse, dall’aglio rosso all’uranio arricchito, dai licheni del Niamar alla patata gialla, Mario si fa carico una volta al dì, generalmente dopo cena, del suo bisogno di appartenenza globale. “WE HELP PASSIONATE PEOPLE SHARE IDEAS, FIND SUPPORTERS, RAISE MONEY, AND MAKE AN IMPACT”.Mario non può vivere senza avere un impatto. Non può proprio.

Sorvegliante solerte del web, ogni sera firma e diffonde viralmente appelli di ogni tipo e provenienza: li stana, li caccia, li scova, li intercetta e li spamma ad amici e conoscenti. Sorveglia giornalmente i suoi gurue si tuffa come un kamikaze su ogni segnalazione. Che poi, scusate se è poco, ma per un aquilano che ha sopportato un terremoto decimo grado Mercalli, diventare un combattente for causes non è, se permettete, come donare due euro con un sms! Mario, potenziale destinatario di causa, ne diventa invece promotore! Non è meraviglioso? Fa fratelli. Fa sangue. Fa figo. Fa che uno dice: “Vedi? Quello non guarda solo al suo, quello è immerso nella cacca fino al collo, ma pensa alle disgrazie degli altri”. Che animo nobile e generoso! Il senso di benessere che si diffonde dalla pancia allo stomaco dopo un clic è ogni volta per Mario pari a un bacio d’amore, a un amplesso a lungo desiderato. A volte quel clic ha il sapore dell’appagamento del neonato dopo la poppata, dello scolaretto a cui la maestra dice bravo. Altre, invece, sa di rabbia, ha il sapore freddo della vendetta. Clicchi e dici “ladro”. Clicchi e dici “Fate schifo”. Un “clic” è un fare prezioso. Anche se è un fare che non fa che questo: “clic”.

La “coccia”- In realtà è solo un lusso. Ci vuole la coccia fresca per dedicarsi allo sport del clic. Non deve mica raccogliere i suoi quattro stracci dispersi, Mario. Dopo il terremoto è rientrato a casa. La sua casa non si è mica sgretolata come un tozzo di pan secco! Solo qualche danno alle tamponature, così, robetta, ora sta meglio di prima, senza quel cappotto di cortina, con le pareti tutte nuove, nuove perfino le tegole, e le grondaie, quelle in rame, proprio belle! Giura e spergiura di averle comprate a spese sue.(Mamo’ va a ssapé). Perché lui s’è dato da fare immediatamente, non è un cialtrone, lui. Per il poco danno che era, ha comunque fatto mettere le reti elettrosaldate. Che fai, non metti la casa a norma? “Il terremoto allora non ci ha insegnato niente?”. Adora questa frase, Mario, e la ripete spesso. “Sono stato sempre sul punto, sempre vigile, ho seguito tutte le pratiche, l’ingegnere, la ditta, i materiali, e tutto il resto. Me lo merito, me lo sono guadagnato”. Con queste parole Mario vuole dire che è diventato solerte e attento. Ma la gente, a sentirlo, lo fissa con un’espressione scettica e rancorosa, tipicamente aquilana, che significa: “Tu te sci saputu vedé solo ji caxxi té”.

Io sono io, e voi…” – Per Mario sono tutti dei coglioni. Amministratori, politici, quelli che avevano deciso all’inizio, quelli che avrebbero deciso dopo: tutti coglioni. Solo lui capisce sempre tutto. Clic, Clic, Clic… Il suo grilletto virtuale. La sublimazione cibernetica di Sfida all’Ok Corrall.

Però in effetti bisogna dire che è vero, accidenti. Mario ha fatto proprio tutto bene, per filo e per segno, non ha sbagliato una mossa. Guardate, guardate che bella casa! C’è uscito pure il disimpegno insonorizzato. Giacché ci si trovava, s’è ricavato pure l’agognato bagnetto vicino alla camera, tanto comodo! Lui giura e spergiura che l’ha fatto a spese sue. (Ma mo’ va a ssapé). Peccato solo per il paesaggio: sparato come uno scandalo, il progetto C.A.S.E. gli si staglia davanti come un treno merci, lungo e bianco come un ospedale. “Pidocchiosi” pensa Mario ogni volta che ci passa davanti. “Io non avrei mai accettato di andare al progetto C.A.S.E. Eh, ma gli hanno fatto trovare la lavastoviglie, i giardinetti fioriti, a ‘sti pidocchiosi… Questi parassiti continuano a farsi assistere. Questi stanno meglio qui che a casa loro, te lo dico io!”.

La storia – Mentre sta rincasando, Mario vede sulla strada una vecchia con le sporte della spesa, direzione Progetto C.A.S.E. La vecchietta, immobile sulle strisce pedonali, lo guarda con gli occhi da Giocondor e con l’espressione indescrivibile che assume il nostro popolo quando vede i macchinoni deipeócchi resatólli. E’ chiaro che la vecchia gli sta chiedendo strada. “E vabbé, passa!” dice Mario contrariato. “Ma guarda –pensa lui – una vecchia, a piedi, con le sporte pesanti, con questo caldo!”. Mario gira la testa contrariato: è troppo sensibile, certe scene non le sopporta. La vecchia ci sta impiegando un secolo ad attraversare la strada. Ansima e sbuffa come una locomotiva. Mario brontola, la guarda, indovina un paio di chili di patate dentro una delle buste. La vecchia finalmente arriva oltre la sua metà della carreggiata, l’auto di Mario avanza per intercettare il verde al semaforo… ma il rosso scatta e lo blocca all’incrocio. Stop. La vecchia lo incalza alle spalle. Lui gira la testa e pensa. “Ma guardala! Il popolo dei morti viventi! Incapaci di reagire! Eh… Non c’è niente da fare… Le pecore non fanno il parmigiano!”.

Bruno l’Amministratore (parentesi) – In un certo senso ha ragione, Mario. Molti zombie, dopo tre anni, sono stanchi perfino di andare alle riunioni di condominio. Bruno, l’amico di Mario, Amministratore di Condomini, dice che neanche le convoca più, le riunioni: ormai fa un po’ tutto di testa sua. “E che li chiamo a fare? Tanto le norme cambiano, loro non le capiscono, le situazioni si complicano”. E quando i condòmini gli chiedono qualche informazione sullo stato dell’arte, lui ripete sempre: “Vigilantibus, non dormientibus iura succurrunt!”. I poveri condòmini, a sentire il latinorum, pensano a chissà qualebusillis, e tacciono. Lui, intanto, sistema le cose in modo da succurrere i vigilantes. E vigila niente male, Bruno. Come Mario. Vigiliano, vigilano. Temporeggiano, attendono norme nuove, aggiustamenti, congiunture, condizioni vantaggiose. E il tempo passa.

I ricchi, tanto, di tempo ne hanno un sacco. Anzi, è il tempo la loro arma migliore. Loro riescono ad averne sempre il doppio o il triplo della gente normale. Infatti vivono due o tre volte. Quello che loro chiamano “tempo”, per i poveri si chiama “vita”. Vita che se ne va e non ritorna più. La vita dei ricchi, invece, si consuma altrove. Non si sa di preciso dove, ma altrove. E il ricco non perde neppure un minuto: guadagna sempre tempo e soldi. E’ sul punto, si informa, tratta, chiede, gira, conosce, vede gente. Clicca…

Gli zombie – Quello che Mario non riesce a spiegarsi è come mai gli zombie non se ne vanno dall’Aquila. “Ma che ci restano a fare? Pensano di poter ritornare a casa loro? Ahahahah… Non capiscono che usciranno da lì con i piedi davanti? C’è l’”acquisto equivalente”, inventato dal legislatore proprio per loro! Possono ricomprare dovunque vogliano, in tutta Italia! ma loro… no! Qui vogliono restare! Ma che diamine, si rifacciano una vita altrove, suvvia, lascino fare chi ha il capitale per far risollevare la città, chi fa ripartire l’economia! Ma… tzé… quelli non hanno una coscienza civile”. Sfugge a Mario il fatto che ogni piccolo movimento, per chi ha perso tutto, comporta emorragie di denaro. Chi ha perso tutto sa bene che bisogna stare fermi, immobili, respirare appena, risparmiare le forze, tenere la testa bassa. “Pecore! La coscienza sociale richiede fatica, impegno, partecipazione. Non è fatta per le pecore! ci vuole coraggio, bisogna investire, darsi da fare, rischiare, seguire!”. Clic, clic, clic.

Dei famigerati regolamenti di condominio – Il semaforo ha una durata interminabile: il caldo è afoso, lo spettacolo desolante, e la testa di Mario continua a rovistare pensieri e preoccupazioni. “Tre anni sono passati e la popolazione assistita è ancora di 17mila persone. Diciassettemila persone. Guarda, guarda che tristezza le C.A.S.E! Bambini che strillano a tutte le ore, cani che seminano i bisogni per strada, panni stesi a destra e a manca, paraboliche grosse come funghi atomici che sbucano dalle ringhiere dei balconi, tutti i sottoscala zeppi di roba vecchia. Dio che spettacolo indecente… Questi all’anarchia ci sono abituati! Ci sguazzano! Questi sanno solo delegare. Delegano ai politici! E i politici fanno ciccia di porco!”. Quando dice così, Mario fa gli occhi piccoli piccoli. Mario odia la mafia e la politica, e lascia intendere che siano la stessa cosa. Sfugge a Mario che la povera gente non ha che la politica, per essere difesa. Non ha che una X da segnare nel segreto dell’urna, per sperare di riprendersi la vita.

La cattiva coscienza – Scatta il verde. La vecchietta con la spesa ha percorso pian piano la strada e ha raggiunto la macchina di Mario, gli sta proprio alle spalle. Chissà perché (sono i casi strani della vita), la donna appoggia a terra le sporte, alza la testa e lo fissa nello specchietto retrovisore. Solleva lentamente un braccio e lo tende davanti a sé, dritto come una spada. Forse sta tirandosi su una manica. O forse ha dolore al braccio per via del peso delle sporte, chissà. Fatto sta che la vecchia punta il braccio verso di lui. Mario la guarda, ha un sussulto, è infastidito da quella presenza nel suo specchietto. Si ravvia i capelli, si tira su i pizzi del colletto della polo. “Anche io sono un terremotato, eppure, guardate signori, io ho una coscienza civile, io vigilo”. Ma la vecchia ricompare nello specchio, sempre più cupa. Braccio alzato, bocca chiusa, sfatta di caldo, sudata, due chili di patate nella sporta, sembra dirgli: “Idiota, dov’è che vigili? Io sono qui”. Ma lui non capisce. Pensa agli appuntamenti di domani, pensa ai “Condividi” di stasera. Clic. Clic. Clic.

Conclusione – Mario, il dirimpettaio, è un miracolato. Scampato casualmente alla sorte, è convinto che il merito della sua sopravvivenza e dei suoi buoni affari sia solo il suo, che solo lui è bravo, e che gli altrisono tutti coglioni. E’ anche convinto di darsi molto da fare per la sua comunità.

E siccome il da fare non è mai troppo, ha creato una pagina feisbuc: “Gli aquilani non sono pecore”. In poche ore raccoglierà più di millecinquecento “Mi piace”. Tanto gli zombie non sono iscritti a feisbuc.

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